La famiglia Tucenghi e Sant'Omobono
Si è ipotizzato che i Tucenghi (oppure de Tucengo) fossero una nobile discendenza di stirpe germanica e giunta in Italia al seguito degli imperatori Enrico ed Ottone verso il secolo decimo; sarebbe questa l'orgine del nome Tucengo, oppure Ticengo, che legherebbe in qualche maniera il paese a questa famiglia.
Comunque fiorirono a Cremona e tra le varie personalità di spicco vi troviamo vari decurioni (Jacopino nel 1100, Fiorenzo, nel 1117, Ricardo nel 1129, Michele nel 1165).
Di Omobono Tucenghi, sarto e mercante, non se conosce la paternità per cui non vi è la certezza assoluta del legame con la gloriosa discendenza; tuttavia dopo la sua canonizzazione troviamo altri due decurioni omonimi del santo (1260 e 1334) che potrebbero accreditare la volontà di conservare nel casato il nome dell'antenato illustre. In seguito Francesco Scotti lo definisce "S. Homobono Cittadino di essa [la città] della nobile famiglia de' Tucenghi", a dimostrare come nel 1650 l'appartenenza al casato fosse consolidata.
La figura ed il ricordo di Omobono Tucenghi vengono espressi anche nello stemma comunale del nostro paese nel quale vi sono raffigurati due caratteristici simboli dell'iconografia del santo: le forbici ricordano la sua prima attività di sarto, la borsa rappresenta la sua caratteristica di generoso benefattore degli indigenti. Le fonti agiografiche fanno risalire al 1117 a Cremona l'anno della sua nascita.
Abile mercante e attivo negli affari si sposò e dal matrimonio naquero almeno due figli. Accumulò nel tempo ingenti patrimoni che utilizzò anche per opere di carità, disponendo denaro a favore di poveri ed indigenti, perseguendo una concezione di ricchezza non fine a se stessa. Le sue azioni lo resero popolare ed amato tra la popolazione così destò grande impressione la sua scomparsa, avvenuta all'improvviso durante la celebrazione di una Messa, fatto che contribuì ad aumentare la fama di santità che aleggiava attorno al personaggio.
Ben presto di diffusero notizie di miracoli da lui compiuti ed iniziarono pellegrinaggi sulla sua tomba; tali eventi convinsero Sicardo, vescovo di Cremona a rivolgersi a papa Innocenzo III affinché si procedesse alla canonizzazione.
Con la bolla Quia pietas Omobono Tucenghi fu proclamato santo il 13 gennaio 1199 a soli due anni dalla morte e fu il primo laico della storia ad essere canonizzato. Nel 1202 il corpo fu traslato dalla chiesa di Sant'Egidio alla cattedrale.
Dal 1297 è venerato come compatrono della città di Cremona, assieme ad Imerio.
Viene festeggiato il 13 novembre. È anche il protettore dei mercanti, dei lavoratori tessili e dei sarti.
Marco Gerolamo Vida (1480 o 1485 - 1566)
La fama di Marco Antonio Vida, che mutò poi il nome in Marco Gerolamo, è anche più vasta di quella del Platina, non tanto per l'originalità delle opere quanto per la squisitezza dello stile.
Era di famiglia nobile, cremonese fino dal secolo XIII: poiché alcuni fra gli ascendenti avevano raggiunto la dignità di Console del Comune di Cremona, i Vida erano considerati patrizi. La madre di Gerolamo, Leona, era della nobilissima famiglia degli Oscasali.
Non è dato conoscere l'anno di nascita, probabilmente intorno al 1480, né il luogo, anche se la tradizione vuole abbia visto la luce nella villa rurale della famiglia a San Bassano, luogo a cui egli rimase sempre molto legato.
Passò l'infanzia a Cremona, dove fece i primi studi, continuandoli poi a Padova, forse a Bologna e poi lungamente a Mantova, dove perdurava la stimolante influenza di Vittorino, tanto che, sul suo esempio e cercando di imitarne il metodo, a corte e nelle scuole si leggeva e si commentava Virgilio: e Virgilio fu sempre il modello del Vida. Probabilmente già a Mantova abbozzò le prime sue operette, felici prove del suo ingegno: De Bombyce, dedicato a Isabella d'Este, poemetto sui bachi da seta, che alcuni chiamano bigati, e a Cremona cavalieri si chiamano, annota il Campi; Scacchia, sul giuoco degli scacchi; alcune egloghe di gusto virgiliano, le Bucolica.
Tornato a Cremona, fu consacrato sacerdote; e rifinì queste sue prime opere nella sua villetta di San Bassano, o in qualcuna delle parrocchie assegnategli dal vescovo Ascanio Sforza, Ticengo, Monticelli Piacentino, Solarolo Monasterolo, Paderno Ponchielli.
In versi scrisse anche De arte poetica (citata come autorevole dal Panni), Carmina diversi generis e molti Hymni: sono 36, e potremmo definirli Inni Sacri; ma il suo capolavoro è Christiados libri sex, la Cristiade, poema in sei canti sulla vita di Cristo, a comporre il quale fu incoraggiato da Leone X. L'opera si può ascrivere a quella letteratura epica religiosa che fiorì nella varietà della produzione poetica in latino fra il Quattro e il Cinquecento; e non è indegna di confronto con il celebre De Partu Virginis del Sannazzaro.
È stato bensì rimproverato al Vida l'eccessivo uso di immagini mitologiche e di locuzioni proprie della letteratura pagana e il suo fanatismo per Virgilio; ma da ogni accusa di paganesimo che la sua dottrina gli possa attirare lo riscattano e l'incensurabilità del carattere e il gusto del tempo, che insieme con il culto di Roma ne faceva rivivere il linguaggio e le immagini, ma con fine puramente ornamentale.
Da Clemente VII il dotto e già famoso sacerdote fu ordinato vescovo d'Alba; non cessò per questo di interessarsi delle cose di Cremona, che per le vicende storiche di quei decenni non si trovava davvero in condizioni molto felici: anzi a Cremona tornò a risiedere periodicamente, forse a causa delle agitazioni e delle congiure che rendevano poco sicura la sua dimora in Piemonte.
Apprezzava con animo di mecenate le arti che in Cremona avevano nel suo secolo notevoli cultori: patrocinò la ricostruzione della piccola chiesa di Santa Margherita, su disegno di Giulio Campi e volle che dallo stesso essa fosse nell'interno interamente decorata con affreschi e statue. La grande scritta del fronte e la lapide sul fianco destro della chiesa (verso Via dei Rustici) ricordano come essa sia stata voluta nel 1547 dal Vida già da molti anni Vescovo d'Alba "Ne qua i patriae splendori i pro fortunis i deesset", per non venir meno, con essa, allo splendore della patria di contro alle avversità: in altre parole, per contribuire con questa opera al decoro della propria città, quasi in risarcimento delle sventure che la colpivano. Il che è molto bello.
Suo, come si è già accennato, è l'inno "Beate pauperum pater" dedicato a Sant'Omobono.
Morì nel 1566.
Marco Gerolamo Vida a Ticengo
Nominato rettore a Ticengo nel 1520, volle subito promuovere la costruzione della nuova chiesa che venne portata a termine in circa quattro anni.
Per completare l'apparato decorativo contattò Giulio Campi, che stava operando in quel periodo presso la chiesa di Santa Maria della Grazie a Soncino; è merito quindi di Marco Gerolamo Vida se la chiesa parrocchiale di sant'Andrea apostolo può vantare quell'interessante ciclo pittorico che ancora al giorno d'oggi possiamo osservare.
Enzo Mainardi (1898 – 1983)
Nato a Ticengo il 30 luglio 1898, è stato un poeta e pittore.
Nel 1914 all'età di soli sedici anni aderì al Movimento futurista; in occasione di una manifestazione interventista a Milano, di cui era profondamente convìnto incontrò per la prima volta Filippo Maria Marinetti.
Durante i primi mesi della prima guerra mondiale si arruolò come volontario, inquadrato nel 23° Reparto d'Assalto Fiamme Rosse e rimase ferito durante un'operazione a Caposile, quindi ricoverato a Firenze, città che lo permise di conoscere Soffici, Rosai e Settimelli e con i quali aderì ai Fasci futuristi.
Successivamente aderì all'Associazione Mutilati ed Invalidi e frequentò Marinetti e Gorrieri.
Dopo un corso di filosofia e lettere moderne frequentato in Francia uscì la sua prima raccolta di poesie dal titolo Preludi (1919), seguita poi da Le istantanee (1921); una sua opera dal titolo Il mio sogno fu letta da Marinetti in occasione di alcune serate futuriste, vicenda che diede notorietà a Mainardi anche all'estero. In questi anni avviò anche l'attività pittorica, una produzione abbondante che continuò per tutta la vita.
Per tutti gli anni venti si dedicò alla scrittura di poesie - giungendo nel 1925 a fondare il mensile futurista La Scintilla - nonché alla partecipazione di accesi e dibattuti congressi.
Entrato in contrasto con il ras di Cremona Roberto Farinacci, venne espulso dal partito fascista e costretto a dimettersi dalla carica di sindaco di Casalmorano (vi era stato eletto nel 1923), quindi si trasferì a Milano. Qui sposò Maria Soldi e dal matrimonio nacquero Maria Giovanna e Danilo.
Ritornò a Cremona nel 1947, stabilendosi definitivamente in un'abitazione di via Cadore.
Negli anni settanta una ristampa e una mostra antologica lo riportatono in auge. Morì a Cremona nel 1983.
Nel 2009 il comune di Ticengo ha dedicato al poeta-pittore la nuova sala della biblioteca civica. Il figlio Dànilo Mainardi ha omaggiato la biblioteca con un quadro "Le illuminazioni" del padre Enzo.
Scritti e poesie
- Il Sogno, Lirica, Tip. Rossi, Soresina, 1919.
- Preludi, poesie, Tip. Rossi, Soresina, 1921.
- Istantanee, poesie, Tip. Apollonio, Cremona, 1922.
- La Scintilla. Arancione + rosso + ultravioletto, n. 1, 2, 3, Tip. Operaia, Cremona, 1925.
- Io e la donna esotica, novelle futuriste, Edizione Drappoverde, Milano, 1928.
- Istantanee e illusioni, III ed., Antonimi, Milano, 1938.
- La conquista dello spazio. Fantasie cosmiche, 1969, in proprio.
- Preludio Istantanee Illusioni. Un Capolavoro Futurista degli anni 20, IV ed., Tip. Rossi, Soresina, 1973.
- Il Sogno (1919). Lirica di E.M. poeta e pittore futurista cremonese, Tip. Artigiana, Cremona, 1976.
- 3 Liriche di E.M. poeta e pittore futurista cremonese, Arte Nuova, Cremona, 1981.
- Poesia ritratto identikit di Boccioni, in Il Futurismo Oggi, gen. – feb. 1982, Roma, anno XIV, n. 1 – 2, p. 7.
Approfondimento
Gianluca Garbelli (1979-2022)
Ex ciclista, nella categoria Esordienti è stato atleta della Sc Imbalplast; le vittorie degli anni 1992 e 1993 lo hanno portato a partecipare ai campionati regionali (3° nel titolo velocità) e italiani e l'assegnazione del premio Spasèta 1993.
Nella categoria allievi, nel 1994 è stato campione regionale e provinciale su pista. Nel 1996 tra gli juniores ha indossato la maglia della Brescialat, Rivinse il premio Spasèta negli anni 1996 e 1997; convocato alla sei giorni di Assago, ottiene un ottimo secondo posto nella corsa a punti. Le vittorie ottenute lo hanno porato ad essere candidato a partecipare ai mondiali juniores su pista, opportunità sfumata solo poco prima della partenza.
Nel 1998 passava nella categoria dilettanti correndo nella Cabiatese, senza successi - era l'anno di svolgimento del servizio di leva - quindi l'anno successivo vestiva la maglia del Team Colpack Polti per qualche mese, quando decideva di abbandornare le corse agonistiche.
Devid Garbelli (1981)
Fratello di Gianluca, cresceva nella categoria Giovanissimi e negli Esordienti nella Sc Imbalplast quindi dal 1996 nella categoria Allievi passava alla Sc Madignanese. Nel 1997 è stato campione lombardo categoria a punti, imponendosi anche in quattro corse su strada, risultati che gli hanno permesso di essere premiato durante l'appuntamento di apertura della stagione agonistica FCI dell'anno 1998.
Debuttava negli juniores nella squadra della Biringhello dimostrando subito poter raggiungere ottimi risultati con una vittoria, due secondi posti, due titoli regionali su pista ed il prestigioso risultato del campionato italiano nell'inseguimento a squadre. Alla fine del 1998 gli è stato assegnato il premio Spasèta di categoria.
Nel 1999 partecipava a numerose competizioni con vittorie presigiose sia su strada (2 vittore, 4 secondi posti, 4 terzi posti), sia su pista; in questa specialità vanno segnalati - quanto meno - il secondo posto al campionato mondiale su pista juniores disputatosi ad Atene, il tricolore nella specialità americana e la medaglia d'argento individuale ed a squadre durante i campionati italiani. I risultati lo hanno portato ad essere tra tra gli atleti convocati ai pre-olympic test di Sidney, in Australia ed il passaggio alla categoria dilettanti under 23, vestendo la maglia della Sintofarm Feralpi di Piacenza.
Da dilettante segnaliamo la medaglia di bronzo al campionato italiano 2000, dietro Silvio Martinello e Andrea Collinelli e la convocazione in nazionale per la partecipazione ai campionati mondiali su pista. Riconvocato in azzurro l'anno successivo vinceva la medaglia d'oro ai campionati europei su pista a Brno, nella corsa a punti. Gli anni successivi alternava vittorie su pista e su strada, sia in Italia sia all'estero, vincendo numerose gare e ottenendo ottimi piazzamenti in prestigiose corse; cambiava più volte squadra e nel 2004 è stato promosso nella categoria elite, fino a passare nel 2007 nella Kio Ene - Tonazzo - Dmt 2007, ma durante l'anno abbandonava le corse agonistiche.
Roberto Rota (1983)
Corridore di enduro, una pratica sportiva estrema che prevede l'uso della motocicletta in fuoristrada, sentieri, mulattiere, sottoboschi. Fitta la serie di vittorie e piazzamenti:
- 2002: vice campione Italiano cadetti 125:
- 2003: campione italiano junior 125;
- 2003: 6° classificato all'Europeo 125;
- 2004: campione italiano junior 125;
- 2004: 3° classificato all'Europeo 125;
- 2007: campione italiano junior 250 e Assoluto;
- 2009: campione italiano senior 250;
- 2010: 4. classificato Assoluti d’Italia Enduro cl.125;
- 2011: campione europeo a squadre;
- 2013: campione italiano senior 125;
- 2015: 3 classificato Assoluti d’Italia Enduro cl. E2;
- 2015: vice Campione italiano senior e2;
- 2016: vice Campione italiano senior e2;
- 2018: 2°classificato Assoluti Italia enduro cl 125;
- 2019: campione italiano major top class.
Bibliografia
- Francesco Scotti, Itinerario Overo Nuova Descrittione De' Viaggi Principali D'Italia, appresso Filippo de' Rossi, Roma, 1650.
- Pia società di ecclesiastici e secolari, I fasti della chiesa nelle vite dei santi, vol. XI, Tip. Angelo Bonfanti, Milano, 1830.
- Domenico Agasso, Sant' Omobono di Cremona Laico, in http://www.santiebeati.it.
- Maurizio Bonardi, Marco Gerolamo Vida, nel sito istituzionale del Comune di San Bassano, per gentile concessione.
- Elisa Muletti, E.M. Enzo Mainardi Poeta e Pittore Futurista
cremonese, in Insula Fulcheria XXXIX, volume B, Crema, 2009. - Archivio storico del quotidiano La Provincia.
- Tributo a Roberto Rota in http://www.endurosocialclub.org.